LA SAGRA DELLA PRIMAVERA

Produzione 2016, coreografia di Enrico Morelli

Coreografia: Enrico Morelli
Musica: Igor Stravinskij
Costumi: Nuvia Valestri
Light design: Cristina Spelti
Interpreti: MMContemporary Dance Company (10 danzatori)


Il 29 Maggio 2013 Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij ha compiuto cento anni e tutto il mondo della danza ha ricordato e celebrato questo evento. Dopo lo scandalo suscitato all’esordio, con la prima versione della coreografia, realizzata a Parigi da Vaslav Nijinsky per i Ballets Russes di Diaghilev, la partitura è diventata notissima, e riconoscibile alla prima battuta. Le Sacre è ispirato ad una antica leggenda slava, secondo cui ad ogni  primavera una vergine doveva essere ritualmente sacrificata, affinché la terra potesse rifiorire.
Nella propria interpretazione del Sacre, Morelli si accosta con profondo rispetto a questa partitura.
Nell'allestimento che ne risulta, si rispecchia un risvolto dell'affannoso dinamismo del nostro tempo. Per combattere antiche e nuove paure, ed esorcizzare il male di vivere che accompagna il presente, ogni occasione è buona per individuare un capro espiatorio.
Nella scelta registica di Enrico Morelli, sulla nuda scena, come unico elemento, emergono dal buio e incombono dal soffitto lugubri ganci da mattatoio. Sono altrettante spade di Damocle, un monito severo che ci invita a guardare al passato, ai tempi di terrore e morte in cui tanti uomini sono stati mandati al macello, considerati “numeri” senza identità né dignità.
L’assunto della coreografia è tutto qui: sino a quando l'essere umano sacrificherà i propri simili alla violenza del cieco cannibalismo, e non sceglierà la via del rispetto dell'altro, la luce della cultura e la chiarezza della ragione non prenderanno il sopravvento. Allora, da sempre, e per sempre, ciascun individuo potrà solo pensare e volere il male degli altri, eliminare chiunque si ponga in ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri. Ognuno avrà nel prossimo un nemico. Da ciò deriverà guerra di tutti contro tutti, senza più torto o ragione. Così l’animale uomo sarà condannatoa restare Homo homini lupus.
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